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sabato, 27 Luglio 2024

L’intervista al mental coach – vivere meglio la ritmica è possibile

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Attraverso un intervista al mental coach Nicola Cecchi sono arrivate utili indicazioni per una migliore gestione delle attività che costituiscono la preparazione dell’atleta agonista.

NIcola Cecchi è un mental coach sportivo con diploma Nazionale e patentino tecnico Csen Coni, Master in Psicologia Sportiva con Tesi sulla Psicologia sportiva nella Ginnastica artistica femminile e Ritmica, Istruttore di Mindfulness, Diploma di Team Leader. Si occupa da 30 anni di psicologia ed è specializzato nella ginnastica artistica femminile e ritmica. Segue atlete in tutta Italia a livello medio alto e altissimo.

 L’agonismo nella ginnastica ritmica inizia a 8 anni ma per essere pronte è necessario cominciare molto prima. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della competizione in età così precoce?

I vantaggi nel cominciare presto un’ attiva sportiva sono molteplici come ben sappiamo tutti, perché riesce a mettere in condizione la bambina di imparare a conoscersi fisicamente ma anche emotivamente a patto che sia ben seguita da persone preparate e non improvvisate. Il fatto poi dell’ agonistica da la possibilità alle bimbe e ragazzine di acquisire strumenti, in anticipo ad altre, che potranno poi servire nella vita quotidiana durante ma soprattutto dopo la vita agonistica. Infatti dico sempre che la maturità richiesta in queste discipline è molto più elevata che in altre e da una parte è positiva la cosa dall’ altra diventa negativa se non compresa dagli adulti che orbitano intorno all’ atleta.

Lo svantaggio diventa tale solo se gestita male sia dal punto di vista mentale sia fisico che nutrizionale.

 Specie nel settore Gold gli allenamenti sono lunghi e frequenti ed assorbono tutto il tempo extrascolastico di una ginnasta. Pur svolto nella consapevolezza e nella passione per la disciplina ha rilevato durante la sua attività possibili effetti negativi??

L’ effetto negativo è il sovraccarico di impegni e quindi di stanchezza mentale e fisica che se gestita male, ripeto, diventa un’ ostacolo enorme invece che una opportunità di crescita e conoscenza di sé stesse delle atlete. La frustrazione per non riuscire bene in tutto è dietro l’ angolo per queste atlete.

 E’ indubbio che una ginnasta agonista debba rispettare alcuni requisiti tra i quali vi è il peso. Recentissime testimonianze hanno riportato che l’argomento viene trattato in palestra da persone non competenti . Quali effetti hanno prodotto azioni di continue misurazioni e “suggerimenti” per una dieta ferrea su atlete che segue ?

Il discorso della alimentazione sana è più importante della misurazione del peso. Basta dialogare con l’ atleta e proporre e NON imporre il fatto che alimentarsi in modo appropriato e controllare il risultato fisico di tale alimentazione è tutto a loro vantaggio dal punto di vista di salute fisica, mentale e anche dei risultati che servono a ripararsi di tutti gli sforzi fatti in allenamento. Sul discorso poi della improvvisazione e del fai da te si può parlare di eccessiva sicurezza nelle proprie capacità ed esperienza degli Istruttori, del fatto che un BUON professionista ha un costo ( e sappiamo bene che la ritmica e la ginnastica artistica femminile non sono il calcio, il tennis o altre discipline più ” ricche ” ) ed anche viene fatto per ingenuità in buona fede ma le conseguenze possono essere drammatiche come ben sappiamo.

 Perchè per un atleta in attività è complicato denunciare eventuali abusi o vessazioni? Che tipo di rapporto si instaura tra ginnasta e tecnica?

È difficile stabilire una costante in questo, le variabili sono infinite. Può essere che danno per scontato che sia il metodo giusto, oppure il timore di non essere valutate all’ altezza, oppure di dover smettere di fare una disciplina che amano. Il rapporto dipende da molti fattori, può diventare materno quindi estremamente positivo e mirato alla loro crescita come persona e come atleta, come può diventare un rapporto tossico, basato su manipolazione e egocentrismo. Fortunatamente sono più i primi casi che i secondi anche se gli ultimi sono quelli dilanianti per le piccole atlete un giorno adulte traumatizzate.

 Parliamo del ruolo dei genitori:  molti li hanno  criticati per non essersi accorti dei problemi occorsi alle figlie se non addirittura di non essere intervenuti per ambizione sportiva. Quando e come suggerisce l’intervento della famiglia ?

Il genitore deve essere sempre ” attivo ” quando si parla di piccole atlete, ma per primi dovrebbero acquisire un atteggiamento assertivo, propositivo e consono all’ ambiente sportivo che frequentano. Poi naturalmente la casistica è enorme, però non si possono escludere a prescindere, dalla vita sportiva delle figlie. Se poi vogliamo dirla tutta io propongo ovunque sportelli di ascolto per atlete, Istruttori e istruttrici, genitori e dirigenti, proprio per riuscire a creare l’ ambiente migliore possibile a livello emotivo e comunicativo. Gli obiettivi poi devono essere dell’ atleta, meglio se condivisi con la famiglia naturalmente. Altrimenti non vale la pena !

 La tecnica rappresenta una figura importante per la ginnasta anche dal punto di vista umano ed affettivo dato che con lei trascorre molte ore talvolta più che con la madre. Non sempre tuttavia sono rose e fiori . Quali figure professionali sarebbe auspicabile affiancassero le allenatrici a complemento della loro attività affinchè lo sport sia sempre salute?

Le figure sono naturalmente il mental coach a patto che si abbia un certo tipo di preparazione ed esperienza, anche personale, lo psicologo sportivo purché non parli lo psicologese ma un linguaggio su misura per l’ ambiente e le persone alle quali si rivolge, il nutrizionista, il fisioterapista, l’ osteopata ed il medico sportivo. Insomma serve che queste piccole atlete sia seguite a tutto tondo.

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